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Nuove prospettive

Serge Ginger (psicoterapeuta) ha descritto la spiritualità come: «Il mio modo di essere nel mondo, nella società e nella relazione con gli altri. Non è religione. È ciò che non è solofisico ma anche metafisico. Lo spirito è qualcosa che viene da dentro e tiene in equilibrio ciò che è materiale con ciò che è immateriale. Non è abbandonare tutto ciò che è materiale, ma vuol dire non soddisfare unicamente l’aspetto materiale ma anche dare un senso alla propria vita».

Sono d’accordo. Per quanto mi riguarda, Dio è più reale di qualsiasi altra cosa nella mia vita. Non posso farvi vedere una sua fotografia ma posso permettere alla sua azione di muoversi in me. Fa parte probabilmente di quelle cose tipo il sesto senso o l’intuito che non si possono descrivere ma solo sperimentare.

Lui è il luogo sicuro nel quale so di potermi rifugiare; la mia base sicura da cui poter sempre partire e ritornare. Mi ha salvato un sacco di volte. Mi ha salvato in tutti i sensi possibili.

Lui è il mio supervisore, la prima persona con la quale condivido ogni mio vissuto e a cui chiedo consiglio, saggezza e sapienza per capire cosa è successo dentro e fuori di me e per cercare di dare un senso anche a quelle cose che sembrano proprio non avere un senso.

Sono tante le cose nella mia vita, e sono sicura anche nella tua, che non hanno un senso.

Che senso ha, ad esempio, essere donna se tua mamma avrebbe tanto desiderato un maschio? Ne aveva già altre tre, di figlie, e un solo maschio, a precedere la lunga sequenza sfortunata… io ero davvero di troppo!

Che senso ha se degli uomini adulti rivolgono attenzioni particolari e apprezzamenti a te che sei solo una bambina delle elementari e non sai neppure interpretare quei gesti che, se da una parte ti fanno piacere, dall’altra ti mettono tanto a disagio e ti fanno sentire in colpa e profondamente sbagliata?

Che senso ha andare a scuola ed essere additata dall’insegnante come la peggiore della classe a ogni scena muta che si ripete puntuale quando vieni interrogata davanti a tutti? La vergogna, il senso di inferiorità si amplificavano in quei momenti e nella mia testa c’era solo un grande caos e disperazione, mentre fuori di me i miei compagni di classe ridevano e mi evitavano.

Che senso ha non vedere l’ora di uscire da scuola per tornare a casa desiderando protezione, rassicurazione, affetto e trovare tua mamma troppo impegnata e tuo padre che, cercando di spiegarti la matematica senza trarne nessun risultato, si infuria, alza le mani e inizia a paragonarti alla figlia della sua segretaria che è tanto più intelligente?

Ho scoperto una cosa importante nella mia vita: che fino a quando mi ostino a trovare un senso ad ogni cosa non ne sarò mai liberata!

Non tutte le cose che succedono, infatti, hanno un senso di per sé, specie nel momento in cui accadono. Anzi, tanto più mi concentro per cercare di dare una spiegazione, di attribuire un perché o una giustificazione, tanto più il dolore, l’amarezza e la solitudine tengono sotto scacco il mio cuore, impedendomi di vedere nuove prospettive.

In tutto il cammino che ho compiuto fino a qui ho dovuto attraversare vicoli grigi, umidi e puzzolenti, ma anche in quelle vie ho imparato che ho sempre la possibilità di puntare gli occhi al Cielo, verso l’immensità che racchiude ogni cosa sotto di sé.

Ho imparato che alcune cose possono assumere un senso solo quando le lascio parlare e risuonare in me, quando le guardo per quelle che sono e non per ciò che vorrei che fossero, così da permettermi di superarle e cominciare a costruire. È così che anche la cosa più spietata e crudele che mi è successa, quando le ho dato il permesso di attraversarmi, ha assunto il senso di rendermi più forte, meno vulnerabile. Più calma e sicura. Più cauta e astuta.

Ho imparato che spesso nel silenzio e nel buio della notte ogni emozione e ogni pensiero sono amplificati. Poi viene la mattina, spunta il sole e tutto assume una forma più precisa, la prospettiva si allarga e ci accorgiamo che possiamo affrontare tutto, ma solo una cosa alla volta.

Un passo dopo laltro.

Ho la certezza che quello che mi circonda durerà solo per un pezzo del mio cammino e che, anche se io non lo scorgo, il Cielo sa che tra poco quel vicolo sarà finito. Così, se potessi scegliere un consiglio da trasferire a te che leggi sarebbe questo: non legarti all’esperienza di ieri come a un destino, ma come a un maestro che ci esorta a imparare dagli errori e a gioire di ogni più piccolo traguardo.

Il Cielo disegna sempre nuove forme e nuovi colori. È in un continuo ciclo di metamorfosi, e anche quando sembra che sia solo un blocco azzurro sopra le nostre teste, in realtà, attimo dopo attimo, disegna nuove forme sulla terra. Nuove prospettive.

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% Commenti (2)

Bellissimo articolo grazie past Simona

Riflessioni molto profonde ed edificanti
Se le esperienze ti hanno spinto ad attraversare vicoli stretti, umidi e bui…
ma hai colto nonostante tutto, le mille sfaccettature del cielo con le infinite benedizioni e sorprese di “Colui che siede sul trono” anche delle nostre vite, allora gloria a Dio che ha volto il male in bene.
Fonditi con le persone smarrite come un fiume di pace e grazia che ristora l’anima e sii sempre la mano e la voce del Signore che può e vuole portare fuori dai vicoli bui molte ma molte persone attraverso di te
Antonella

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