La rosa del deserto
I progetti di una ragazza di 17 anni normalmente non contemplano una gravidanza. Nel mio caso, però, è successo. Sono rimasta incinta quando avevo 17 anni, ero fidanzata con un ragazzo, Davide, più “grande” di me di un anno. Frequentavamo la stessa scuola ma due classi diverse.
Io ripetente ero in seconda superiore, lui in quarta. Lui un ottimo studente, io no.
Piena di insicurezza, il mio percorso scolastico fino a quel momento era consistito in tanta sofferenza e pochi successi, vittima di abusi psicologici attuati dai miei stessi insegnanti amplificati poi da alcuni dei miei compagni di classe.
A casa non parlavo di quanto mi succedeva, mi vergognavo, mi sembrava una “ammissione di colpa”.
In realtà, nessuno di noi in famiglia era abituato a parlare delle cose che ci riguardavano, quindi anche io tenevo tutto dentro e a 17 anni, piena di insicurezze e frustrazione, è stato ancora più difficile dire ai miei genitori che ero incinta.
Il ciclo non mi arrivava, io sapevo il perché. Mi vergognavo tantissimo di dire a qualcuno ciò che era successo, ma dovevo farlo anche per fare il test di gravidanza, all’epoca non avevo disponibilità economiche, nessuna autonomia.
Così mi sono confidata prima con la ragazza di mio fratello, Licia, 12 anni più grande di me, la quale mi ha subito portato a fare il test. L’attesa del risultato era stata estenuante, la speranza che mi fosse “andata bene” c’era e poi mi sarei tanto voluta risparmiare di dire una cosa simile ai miei genitori.
Temevo in particolare mio padre perché fino a quel momento non si era mai dimostrato molto ragionevole, anzi quando si arrabbiava perdeva letteralmente le staffe e alzava le mani con facilità senza guardare bene dove mirava.
Mia mamma era piuttosto rigida e poco espansiva, insomma potete immaginare lo stress che era per me doverli affrontare? Ecco ora moltiplicatelo per 1000 ed otterrete il mio stato di ansia di quel periodo.
Ad aggiungere tensione tra me e i miei genitori c’era anche il fatto che, proprio in quel periodo, io mi ero convertita e volevo partecipare alle riunioni di una piccola realtà evangelica.
Per evitare litigi e botte, cercavo di tenere nascosta la mia frequentazione e con la scusa di uscire con Davide, mi facevo portare da lui in Chiesa.
L’esito del test è arrivato e… non mi ha salvato dall’impiccio. La prima a venirne a conoscenza è stata ovviamente mia cognata Licia e subito dopo il papà della creatura che, ormai era ufficiale, portavo in grembo. Io e lui insieme abbiamo deciso che avrei portato avanti la gravidanza.
Io lo avrei fatto comunque, anche se lui avesse negato il suo appoggio, ma grazie al cielo non è andata così, lui ha deciso di volersi assumere le sue responsabilità ed ha deciso di affrontare i suoi genitori.
Lì per lì non hanno preso bene la notizia, sicuramente non si sarebbero aspettati di diventare nonni così presto con un figlio che ancora doveva finire le superiori, senza lavoro e senza una casa dove poter stare, ma passato il primo impatto poi si sono dimostrati vicini e comprensivi.
Per quanto riguarda la mia famiglia, in quel primo periodo, le cose sono andate in modo decisamene più storte.
Vista la mia difficoltà a parlare con i miei genitori, ho prima confessato l’accaduto a mia sorella più grande Antonella, la quale poi lo riferì all’altra mia sorella Patrizia le quali sicuramente scioccate internamente dalla notizia, hanno cercato in ogni modo di mostrarsi stabili esternamente sostenendomi ed incoraggiandomi nel portare avanti la mia gravidanza.
Sono state loro due a portare la lieta notizia a mamma e papà, io proprio non ce la potevo fare! Mentre mia mamma e mio papà venivano informati in separata sede, io aspettavo a casa il loro ritorno.
Nel frattempo, la mia strategia per contrastare l’artiglieria pesante che da lì a poco mi immaginavo si sarebbe parata davanti, era stata quella di cercare un nascondiglio in casa, la soffitta era perfetta, e poi indossare strati e strati di vestiti uno sull’altro, sciarpe e cappelli per tutelarmi in caso di reazioni avverse da parte di mio papà. E da lì li ho sentiti arrivare.
Mio padre è venuto a cercarmi, e visto che non mi trovava ha iniziato a chiamarmi ad alta voce, dicendomi di scendere, che non mi avrebbe fatto niente.
Così, piano piano, ho preso coraggio e ho sceso le scale con il viso pieno di lacrime e con il cuore che sembrava scoppiarmi fuori dal petto per la paura e la vergogna (anche piuttosto sudata visto l’abbigliamento non adatto alle temperature della stagione).
Con mio grande stupore, mio padre in quell’occasione non si è arrabbiato, anzi mi ha abbracciata e mi ha detto che quella che dovevo temere era la mamma, lei non era riuscita ad apprendere la notizia con serenità, per usare un eufemismo.
Di tutte e quattro le figlie che aveva, io ero la più piccola, l’ultima a cui mia mamma avrebbe pensato per questa eventualità!
Mi ha guardata con gli occhi lucidi e il viso visibilmente provato e seduta sulla poltrona si è messa ad applaudirmi sarcasticamente, ripetendomi: “Brava, complimenti, meno male che ti avevo detto di stare attenta e fare la brava!”
(Ecco, se posso farei una disgressione ai genitori qui presenti o meglio “leggenti”.
Vorrei suggerire loro di essere un po’ più espliciti con i propri figli quando fanno loro delle raccomandazioni e magari dare delle indicazioni precise su cosa loro intendono con “fai la brava” o “stai attenta”! Perché io ho incominciato a capire cosa mia mamma intendesse solo in quel momento!!!
Reduce da questa esperienza con i miei figli ho sempre toccato ogni argomento, nel tempo opportuno, con chiarezza e con estrema disponibilità ad ascoltarli, e devo dire ha funzionato… ma questa è un’altra storia.
Mi rivolgo poi ai padri, il vostro abbraccio ed il vostro sostegno è fondamentale per i vostri figli, specialmente in momenti in cui loro stessi sanno di averla fatta grossa e si sentono terribilmente esposti e fragili. L’abbraccio di mio padre in un momento così delicato è rimasto ancora oggi nel mio cuore come una forza ed una consolazione.)
La speranza dei miei genitori era quella che io abortissi. A loro sembrava la via più ovvia per salvarmi, era il loro modo per amarmi e proteggermi, non volevano che io perdessi quelle opportunità che una ragazza giovane ha davanti a se.
Per questo, fino al terzo mese (il periodo in cui era permesso abortire) insieme a mio fratello non perdevano occasione per scoraggiarmi dal portare avanti la gravidanza, facendo riferimento al fatto che avrei rovinato la mia gioventù, avrei perso le mie amiche perché mentre loro sarebbero state impegnate a divertirsi e a costruire la loro vita, io sarei stata obbligata a pulire sederini sporchi, a svegliarmi continuamente di notte, avrei perso anni di studio (quest’ultima cosa ammetto che mi allettava) e tante altre brutte cose.
Ma io ero irremovibile sul fatto che avrei tenuto la bambina, avevo già fatto un errore davanti a Dio, avendo avuto rapporti pre-matrimoniali e non volevo collezionarne altri!
Da lì a poco, lo stress che mia mamma stava vivendo per questa situazione si è ripercosso sul suo fisico ed ha avuto un attacco di cuore, una tachicardia talmente forte che è stato necessario portarla in ospedale dove le hanno fatto una cardioversione, avete presente le scene da film con il defibrillatore?
Restò poi ricoverata in cardiologia e ogni volta che andavo a trovarla era uno strazio, non mancava mai di farmi presente che era lì per causa mia. Era vero.
Il senso di colpa che ho provavo, era immenso. Io, credente, non solo avevo dato una pessima testimonianza non essendo riuscita a contenere i miei istinti, ma ora stavo mettendo a rischio la vita di mia mamma!!!
Non riuscivo a perdonarmi, mi sentivo un’altra volta profondamente sbagliata ed indegna di stare al mondo, indegna di essere amata da Dio!!!
Ne sono venuta fuori grazie ad un colloquio provvidenziale che ho tenuto con il Pastore che, giusto giusto in quel periodo, si era preso l’impegno di venire a sostenere il gruppetto che frequentavo fino a quel momento sprovvisto di una vera guida.
Si era proposto di incontrarmi, ho fatto fatica ad arrivare a quell’appuntamento, la vergogna e l’umiliazione nel dover raccontare tutti i miei errori a uno praticamente sconosciuto era tanta!
Mi immaginavo che avrei ricevuto un giusto rimprovero, una scomunica forse… ed invece mi ha accolto con un fare che per me, all’epoca, pareva molto strano.
Era gentile, calmo, mi ha messo a suo agio e si è reso disponibile a raccogliere il mio cuore e le mie reazioni non ho percepito né giudizio né condanna!
Che cosa stava succedendo?? Era un linguaggio che io non riconoscevo, mi stava prendendo in giro, ho pensato, o forse non stava comprendendo la situazione né cosa avevo combinato!
Mi ha fatto discorsi “strani” sul perdonare me stessa ed accettare il perdono di Dio.
Questo era assolutamente inaccettabile per me, Gesù mi aveva già dato una chance di essere perdonata quando l’ho fatto entrare nel mio cuore, ed io l’avevo sprecata con i miei comportamenti successivi!
Ricorderò sempre le poche parole che mi ha rivolto, concise e eloquenti, che hanno messo fine ai miei sproloqui volti a scoraggiarlo da tutta quella comprensione: “Chi sei tu per rifiutare il perdono che Gesù ti ha offerto su quella croce?”.
Ho compreso che era il mio orgoglio e non i sensi di colpa a tenermi lontano dall’Amore e dal perdono di Gesù.
Ho compreso che la mia religione fino a quel momento mi era servita per dimostrare a Dio e a me stessa che mi meritavo la Sua salvezza.
Gesù era morto per me non solo per salvarmi una volta, ma per mantenermi salvata perché senza di Lui io non sarei mai riuscita a farlo.
Il perdono mi ha permesso di vedere con occhi nuovi tutta la mia storia. Non solo ho perdonato me stessa, ma sono riuscita a perdonare e a comprendere i miei genitori e mio fratello per il mancato appoggio fino a quel momento.
Lo Spirito Santo in particolare mi ha fatto capire perché mia madre era arrivata addirittura ad accordarsi con il ginecologo per dirmi una bugia, ossia che stavo per avere un aborto spontaneo perché il mio utero era estremamente contratto, forse per lo stress, e onde evitare di mettere in pericolo la mia vita sarebbe stato opportuno optare per un aborto clinico.
In quel momento, lo Spirito Santo con una voce interiore mi ha parlato e mi ha detto che niente di ciò che stavo sentendo da quel medico era vero.
Io sono rimasta in silenzio e lungo il percorso verso casa molti sentimenti mi frullavano dentro, volevo essere sicura di ciò che avevo appena sentito interiormente, pensavo a chi avrebbe potuto pagarmi un’altra visita da un altro medico per avere una conferma.
Questa volta, mi sono rivolta ad una donna del gruppo della chiesa che frequentavo, la quale mi ha accompagnato a questa seconda visita (di cui non ho detto nulla ai miei) e quel medico mi ha detto che non c’era niente di anomalo e che io ero assolutamente in grado di portare avanti la gravidanza.
A quel punto ero infuriata con mia mamma, non mi spiegavo come fosse potuta arrivare a fare una cosa del genere!
Ed è a questo punto che è avvenuto il miracolo che ha cambiato tutto il mio approccio alla vita.
Lo Spirito Santo mi ha dato una visione ad occhi aperti così chiara che sembrava reale.
Ho visto mia mamma molto giovane, era sola e piegata su se stessa e piangeva disperata, riuscivo a sentire la sua angoscia profonda, i suoi singhiozzi e ho capito che era piena di vergogna perché era incinta e non era ancora sposata.
Se già per la mia epoca non era il massimo, per la società e la cultura nella quale lei era cresciuta, era ancora peggio, una cosa inammissibile una vergogna per tutta la sua famiglia.
Lo Spirito Santo mi ha detto dolcemente: “Non avercela con lei, sta solo cercando di proteggerti, non vuole che tu viva quello che lei ha passato. Ma tu perdonala, fai ciò che è giusto davanti a me ed io mi occuperò di tutto il resto intorno a te, anche di lei”.
Così ho fatto, ed un amore ed una forza davvero sovrannaturale sono scesi in me. Sono andata da mia mamma e le ho comunicato semplicemente che avrei portato avanti la gravidanza e che ero sicura che sarebbe andato tutto bene, non le ho mai rinfacciato nulla.
Arriva il giorno del parto. Sia io che Davide abitavamo ancora nelle rispettive case di origine. Mi ero preparata da subito per accogliere la mia piccina sia con la lettura di numerosi libri su come essere genitori, sia frequentando con il mio ragazzo il corso pre-parto.
Mi sentivo preparatissima, quindi non sono andata in panico alle prime contrazioni, ma con calma le monitoravo, respiravo, facevo esercizi per alleviare il dolore alla schiena, come da manuale. Il tutto con mia sorella Monica che dormiva nella stessa stanza e che mi assisteva come una ostetrica provetta (grazie!).
Vedendo che le contrazioni continuavano con una certa regolarità, ho capito che ormai c’eravamo, quindi ho telefonato a Davide per avvertirlo e nel frattempo mi sono fatta una bella doccia, perché poi sapevo che in ospedale non avrei più potuto farla per qualche giorno.
Mia sorella nel frattempo è andata a svegliare mamma e papà. Ero nella doccia quando mia mamma mi ha chiesto ogni quanto avessi le contrazioni, le ho comunicato che le avevo ogni cinque minuti. Lei, sorpresa per la mia calma, mi disse di affrettarmi che bisognava correre in ospedale.
Il parto non è stato proprio una passeggiata e la bimba è nata nove ore più tardi: Martedì 19 Dicembre 1989 ore 8:55. È stato un giorno di grande gioia che ha fatto dimenticare a tutti la fatica, il dolore e le tensioni degli ultimi mesi e ci ha uniti molto.
Davide la teneva in braccio con incertezza gli sembrava potesse rompersi, la guardava con commozione, ammirazione, stupore e fierezza.
Il lato divertente e che mi ha dato forza in quel momento, è stato sapere che fuori nella sala di attesa, a dispetto di tutte le regole e di ogni richiamo del personale, c’era una buona parte della mia numerosa famiglia a cominciare dai mei genitori, ed anche la mamma di mio marito.
Come una tifoseria schierata non volevano perdersi questo evento, così hanno aspettato pazientemente per tutto il tempo!
Appena hanno visto quella piccolina bellissima, perfetta, con tanti capelli, la pelle rosa, il visino tondo impreziosito da una boccuccia rossa a forma di cuoricino, tutti se ne sono innamorati perdutamente e non hanno più smesso di tifare per noi!
L’abbiamo chiamata Sharon il cui significato originale è: Rosa del deserto, qualcosa di prezioso che nasce nelle ostilità. Solo Dio poteva ispirarci un nome così perfetto, all’epoca era anche inconsueto.
Vorrei dirvi che immediatamente è tutto cambiato in meglio, ma così non è stato, ci sono state ancora diverse lotte e sfide che io e Davide, che da lì a poco è diventato mio marito, abbiamo dovuto affrontare, legate al ritrovarsi genitori giovani con difficoltà a fare tornare i conti e problematiche di salute che hanno accompagnato i nostri figli per diversi anni.
Nonostante tutto, io e lui siamo riusciti a trovare forze che non immaginavamo di avere dentro di noi.
Senza dubbio è stato anche grazie all’aiuto di tutte quelle persone che ci hanno voluto bene e che quindi volevano già bene anche a Sharon che all’epoca era nel mio grembo e poi lo hanno voluto anche al nostro secondogenito Daniel che è nato poco dopo quando avevo 19 anni.
Mano a mano tutto si è aggiustato. Posso dirvi che arrendermi al perdono e alla guida dello Spirito Santo ha fatto della mia vita e della mia nuova famiglia un miracolo, a dispetto di ogni presupposto (in pochi all’epoca avrebbero scommesso su di me e su di noi come coppia).
Ho continuato la mia vita come moglie e come madre, più tardi ho finito gli studi che avevo interrotto e ho fatto l’esame di maturità mentre mia figlia faceva il suo esame di quinta elementare.
Successivamente, mi sono specializzata come Counselor professionista. E tutto con i miei meravigliosi bambini che, è vero, mi hanno tenuta sveglia un sacco di notti; è vero hanno fatto tanta di quella cacca e tante altre cose poco apprezzabili; è anche vero che non sono più andata a divertirmi con le mie amiche, ma riguardando indietro rifarei tutti i sacrifici, ne è valsa la pena!
Ho una ricchezza che molte delle mie giovani amiche dell’epoca si sognano: un matrimonio che dura in salute da 31 anni, dei figli che sono cresciuti respirando la presenza dello Spirito Santo imparando da Lui a superare ogni ostacolo e difficoltà, stabili, determinati anche durante l’adolescenza, entrambi laureati a pieni voti. Ho un rapporto bellissimo con entrambi ed anche con mio marito e con tutto il resto della mia famiglia.
Ho imparato tanto dall’essere mamma, sono stata in grado con la guida di Dio di crescere loro e nello stesso tempo sono cresciuta io in tutti i sensi, come donna, come moglie, come madre e come figlia!
Da alcuni anni si sono uniti alla nostra famiglia Raffaele, mio genero, e Miriam, mia nuora, persone stupende anche loro consacrati al Signore, sono come figli per noi. Per quanto riguarda le amicizie, ne ho alcune davvero vere e profonde che mi hanno consolato pienamente da quelle che ho dovuto lasciare indietro.
Dulcis in fundo, da poco sono diventata nonna della meravigliosa Celine che oggi ha 8 mesi.
Mio padre purtroppo oggi non c’è più, è mancato pochi mesi prima della nascita di Celine che aspettava con orgoglio e fierezza.
Mia mamma invece è una bis nonna meravigliosa, si illumina di immenso ogni volta che vede la piccola, le fa dimenticare tutto il dolore e le difficoltà del lutto per me vederla così serena mi rende davvero felice, niente di tutto ciò sarebbe successo se non avessi avuto il coraggio di scegliere per la vita.
E il ciclo continua, ma questa volta sulle basi di Colui che ci tiene nel palmo delle sue mani.
Quella frase che lo Spirito Santo mi disse: “Tu fai ciò che è giusto davanti a me ed io mi occuperò delle cose intorno a te” divenne la strada maestra che mi ha guidato fino ad oggi e posso dirvi: in tutte le innumerevoli difficoltà che abbiamo attraversato non siamo mai stati vittime, perché Lui era in controllo.
Noi facevamo la nostra parte nell’obbedirgli e Lui non ha mai mancato di fare la Sua stupendoci con effetti speciali!
Certo, avere una bambina quando tu sei ancora una bambina non è facile, ti ritrovi improvvisamente ad essere grande, il cuore e la testa cambiano, ogni equilibrio famigliare cambia insieme al tuo corpo, ma la forza dell’Amore ti può portare a raggiungere risultati che mai avresti pensato!
I bambini stessi hanno il grande dono di spronarti a migliorare, sono portatori di novità, di entusiasmo di vita!
Perciò oggi se sei indecisa se tenere il bimbo che hai in grembo, o se sei una mamma in ansia perché non sai che fare con tua figlia incinta, ti prego alza gli occhi verso Colui che mai ti lascerà sola e può davvero renderti capace di fare cose straordinarie.
Intorno a te sicuramente, come ci sono state intorno a me, ci sono persone fidate con le quali parlarne e a cui chiedere aiuto, non sei sola e se vorrai potrai anche chiamarmi.
A presto amica mia.