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La ragazza che voleva girare il mondo

La ragazza che voleva viaggiare il mondo,

Dalla solitudine dell’apparenza alla vittoria dell’essere in Gesù.

Mi chiamo Miryam. Sono nata a Milano quarantasei anni fa e sono uscita dal ventre di mia madre senza un lamento, con grande sgomento sia dei miei genitori, che dei dottori, i quali pensavano fossi muta. Invece dopo poco sono rientrata nei ranghi, aprendo finalmente la bocca e facendo sentire la forza della mia voce al mondo.

E’ iniziata così la mia avventura chiamata vita. Ricordo poco della mia infanzia, solo sprazzi e bocconi; mia mamma passava quasi tutto il tempo al lavoro e mio padre era sempre in trasferta. La persona che si è presa più cura di me è stata mia nonna, che mi ha cresciuto a pane e nutella. L’assenza dei miei genitori ha spalancato un grande vuoto dentro la mia anima, portandomi a essere introspettiva e silenziosa. Già da piccola mi ponevo parecchie domande di tipo esistenziale e rivolgevo spesso i miei pensieri verso l’enigma dell’eternità.

Mi chiedevo che cosa potesse esserci dopo la morte e mi pareva strano che tutto avesse una fine definitiva. Insomma, non ero certo una bambina spensierata: provavo un vuoto immenso nel cuore e non riuscivo a dargli un nome. A scuola studiavo tanto, ma parlavo poco. Le mie indagini sull’aldilà non portavano ad alcun risultato e divenni molto timida e chiusa in me stessa, senza condividere con altri la mia interiorità.

Il matrimonio dei miei, intanto, cominciava a esternare le prime crepe: dall’esterno sembravamo la classica famiglia cattolica del mulino bianco, ma in casa assistevo spesso a litigi pieni di rabbia e insulti. L’impressione che ne avevo tratto era quella di essere proprio io la causa di tali litigi e mi sentivo come un pungiball intrappolato tra i due litiganti.

A causa di questa atmosfera, la mia reazione fu di voler primeggiare a tutti i costi eccellendo sia a scuola che nello sport. Volevo conquistare i loro cuori; desideravo il loro apprezzamento, volevo che vedessero quanto fossi brava. Ma la mia bravura non bastava mai.

Arrivai perfino a implorare il loro divorzio, tanto soffrivo per la situazione. In tutto questo mio fratello maggiore pareva andare avanti con la sua vita tranquillo, come se fosse insensibile. Pareva che lui non creasse alcun disturbo ai miei, mentre io ero, mio malgrado, sempre oggetto del malcontento.

Mia madre pretendeva che io diventassi la sua fotocopia e che facessi l’impiegata come lei. Non appoggiava affatto i miei sogni, che naturalmente erano all’opposto delle sue convinzioni.

Insomma, mi sentivo la pecora nera della famiglia.

Infatti, nonostante tutto, l’altro lato del mio carattere che voleva emergere era fatto di coraggio, determinazione, forza di volontà, positività e capacità di sognare in grande. Pianificavo un futuro da conquistatrice del mondo: avevo un forte desiderio di affermazione, per dimostrare a tutti che non sarei mai stata una fallita.

A ventitré anni feci la valigia e partii da casa con l’intenzione di esplorare il mondo. Avevo fame di vita. Mamma non era contenta che lasciassi il nido, ma non poté in alcun modo ostacolarmi.

La mia prima meta fu Londra ed è là che vidi nascere l’altra versione di me, la Miryam indipendente, spigliata e concreta. Lavoravo in un negozio di moda, imparavo l’inglese, avevo amici e mi divertivo. Facevo esperienze diverse, mi sentivo libera, gioiosa e capace. Il mio sogno era ben chiaro: girare il mondo lavorando.

Per realizzare questo sogno non mi risparmiai affatto. Feci tanti sacrifici, donando tutto il mio tempo al lavoro e al divertimento; diventai economicamente indipendente, mi comprai la casa. Pensavo ormai di aver raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissata.

Allora perché continuavo a sentire un vuoto gigantesco nel cuore, una strana mancanza di qualcosa che mi tormentava e non pareva volermi lasciare in pace?

Avevo raggiunto i trentatré anni e ancora non riuscivo a dar voce a questo vuoto, finché un giorno incontrai Anna, che è diventata in seguito la mia migliore amica. Anna cominciò a parlarmi di Gesù in un modo che non avevo mai sentito neppure nelle ore di religione.

Mi parlava di Lui come se fosse un amico con il quale aveva una relazione intima. Dapprincipio mi infastidiva ascoltare questi discorsi e ogni volta che lei toccava l’argomento io mi ritraevo un po’ irritata. Non avevo bisogno di questo Gesù, perché io ero già la più bella e la più brava e il mio orgoglio, unito alla rabbia per la mia infanzia tormentata, mi impediva di accettare che Gesù fosse morto per il mio bene.

Piano piano però cominciai a incuriosirmi riguardo al lato soprannaturale del cristianesimo e accettai di seguire Anna in qualcuna delle conferenze cristiane a cui mi invitava. Mi trasformai così in una cacciatrice di miracoli: volevo assistere a guarigioni sovrannaturali, volevo vedere Gesù all’opera. Continuai dunque a non avere freno nel mio viaggiare, solo che questa volta alternavo il lavoro con questo tipo di conferenze internazionali.

Ho assistito a tanti eventi soprannaturali, una volta ho addirittura visto apparire Gesù nella mia stanza, ma nonostante tutto ancora non riuscivo a donarmi completamente a Lui. Non ero pronta a prendere una decisione radicale e vivevo con un piede nel mondo e un altro in Dio.

Nel frattempo avevo conosciuto un uomo, Dino, con il quale ho poi avuto una relazione durata dieci anni, fondata soprattutto sulla forte attrazione fisica reciproca. Erano molti i punti deboli nella nostra relazione, tra cui il fatto che, pur desiderandolo, io avevo paura di un impegno serio e duraturo. Ancor di più, lui non riusciva a capire la mia spiritualità. Io passavo molto tempo lontano da casa, ma non erano le assenze del lavoro a infastidirlo, bensì il tempo dedicato alle conferenze cristiane.

Purtroppo questa incomprensione aveva cominciato a creare un muro tra noi due. Più si alzava il muro, più io mi aggrappavo a Dino per paura di perderlo. Avevo il terrore dell’abbandono e della disapprovazione e mi sembrava di rivivere le stesse angosce che avevano caratterizzato la mia infanzia. Poi, dopo dieci anni di questa vita Dino decise di lasciarmi definitivamente con un messaggio su whatsapp. E qui crollò completamente il mio mondo apparentemente perfetto.

Si aprì una finestra di totale dolore, durante la quale volevo solo stare inerme a piangere il mio lutto. Mi fermai e capii che era venuto il tempo di scavare nel profondo della mia anima, in cerca della verità. Compresi che non erano gli altri i responsabili della mia infelicità, ma io stessa.

A quarantadue anni capii che il mio modo di essere e di vivere non andava più bene e dovetti ammettere che nonostante fossi riuscita a realizzarmi professionalmente, le mie relazioni umane facevano acqua da tutte le parti. Avevo sempre sognato la famiglia del mulino bianco e il principe azzurro, eppure avevo avuto solo delusioni e quindi decisi che era arrivato il momento di cambiare rotta insieme a Dio.

Insieme a questa presa di coscienza cominciarono però ad arrivare anche molti problemi in famiglia, soprattutto di salute. Entrambi i miei genitori furono colpiti da gravi malattie e mia madre arrivò persino in punto di morte. Per lei pareva non ci fosse più nulla da fare, almeno così dicevano ben cinquanta medici, ma io non mi arresi e mi aggrappai a Dio con tenacia.

Era lui l’unico che in quei quattro anni di lotte e sacrifici mi era davvero stato accanto, donandomi la forza di lottare e non mollare. Alla fine Dio mi diede vittoria salvando mia madre dalla morte, e ancora adesso intercedo per lei affinché accetti la vera salvezza di Gesù.

Dio continuava a farmi sentire la sua voce e la sua presenza, eppure ancora non mi ero arresa del tutto a Lui. Cascai ancora nel mezzo di una relazione sentimentale sbagliata e distruttiva, ma questa volta ebbi la forza di uscirne dopo sei mesi.

Poi, un giorno, il prete della parrocchia di mia nonna mi regalò un libro intitolato “Un cuore nuovo”. Mentre lo leggevo sentivo che la mia mente ne era profondamente attratta e appena lo finii mi ritrovai da sola, nella mia cameretta, a piangere e a gridare a Dio.

Lo implorai in lacrime di regalarmi quel cuore nuovo a tutti i costi, sempre che fosse esistito anche per me. E finalmente accadde la vera trasformazione.

Il giorno successivo mi sembrò di essere rinata. Per la prima volta dopo anni mi alzai piena di gioia, con una grande voglia di amare tutti. Avevo compreso che Dio mi aveva donato davvero un cuore nuovo! Mi è tornata alla mente la chiesa dove ero stata quindici anni prima, il Ministero Sabaoth e sono tornata a cercarla, scoprendo che nel frattempo si era ingrandita in tutta Italia.

Nel frattempo era arrivata la pandemia e mi ritrovai con tanto tempo libero. Decisi di riempirlo con la Parola di Dio. Cominciai a seguire le dirette della Chiesa, a leggere e a studiare. Mi immersi sempre di più nello Spirito Santo, finché scelsi finalmente di arrendere la vita totalmente a Gesù dedicandomi a servire il Regno in maniera concreta.
Sono nata di nuovo in Cristo Gesù e sono cambiata, mantenendo però le mie caratteristiche speciali: il coraggio, la determinazione, i sogni, l’ambizione.

Caratteristiche che voglio usare per la volontà di Dio, perché con Lui è tutto diverso. Con Lui possiamo imparare a farci modellare. Lui ammorbidisce i nostri cuori e insegna ad amare. E’ un processo di trasformazione continuo, ma sono sicura che con Gesù la mia storia sarà ancora più bella, rispetto a quella che avrei potuto avere solo attraverso le mie sole forze. Avevo creduto che la vittoria fosse la conquista de mondo, ma ora ho la certezza che invece sia la totale arresa a Gesù. I miracoli che andavo cercando altrove, Dio li ha fatti nella mia famiglia, ma solo adesso riesco a vedere tutte le volte che Lui è stato al mio fianco, proteggendomi anche da grandi sciagure.

Sono riuscita anche a perdonare i miei genitori, anche se non è stato facile. Ci sono riuscita solo grazie all’insegnamento di Gesù e all’amore che mi ha donato. Oggi sono contenta che mamma e papà siano rimasti insieme e si curino a vicenda. Sono fiera di loro e di come hanno tenuto unito il loro matrimonio, nonostante tutto.

Non posso che provare una profonda gratitudine per il nostro Dio, per come ha cambiato la mia vita. Lui ha un piano speciale per ognuno di noi.

Bisogna solo crederci e avere fede.

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