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FEDE INARRESTABILE

Sono Annamaria Saggese e ho cinquantadue anni di fede inarrestabile. Mi sento sempre l’eterna ragazzina, forse perché già alletà di dodici anni dovevo essere una donna di casa e non ho vissuto a pieno la mia adolescenza.

Sono nata in una famiglia cattolica composta da sei figli, io ero la penultima e diciamo l’unica femminuccia di casa” perché mia sorella maggiore si è sposata presto ed è andata via di casa quando avevo pressappoco sette anni.

Da subito ho dovuto prendermi cura dei miei quattro fratelli e reggere le redini di casa perché mia madre gestiva un piccolo negozio e stava fuori quasi tutto il giorno, questo ha fatto sì che mi caricassi di responsabilità che a quelletà non mi competevano e crescendo ero diventata una persona che aveva sempre tutto sotto controllo.

Il mio carattere si stava formando ad avere una fede inarrestabile.

Si sono verificati nel tempo vari eventi che hanno poi sconvolto la mia vita e che mi hanno portata ad avere quel brutto sintomo chiamato dipendenza affettiva. Il primo è stato la scoperta di avere un fratello che era caduto nella trappola della droga!

Ricordo alcuni episodi che ancora oggi mi mettono tristezza, i miei genitori allepoca non erano allaltezza di affrontare quel gigante che stava portando via un figlio e questo ha fatto sì che si incolpassero a vicenda, motivo per cui in casa cerano sempre litigi, dissapori, accuse e tanto altro.

Intanto crescevo e sentivo sempre più il desiderio di fuggire da quella gabbia che era diventata la mia casa, mi sentivo soffocare e trovavo un po di refrigerio quando ero con le mie amiche e con un gruppo di amici, ci ritrovavamo spesso insieme e alla domenica in una sala da ballo.

Fu lì che conobbi il mio attuale marito. Avevo quattordici anni appena compiuti e lui sedici: la nostra è stata proprio una bella storia damore e lui il mio primo e unico fidanzato; siamo cresciuti insieme per sette anni e mezzo prima di sposarci!

Quando l’ho conosciuto e ho iniziato una relazione con lui mi è cambiata la vita, lui era diventato il mio tutto, l’aria che respiravo, la mia unica ragione di vita e non sapevo che questa si chiamasse dipendenza tuttavia mi rendevo conto di essere troppo pesante e a volte pretendevo che lui capisse la condizione malata che vivevo: solo con lui riuscivo a trovare pace.

Di lì a poco però, tra alti e bassi, decidemmo di sposarci e qui la mia favola, il mio sogno che si stava realizzando, mi portò ancora una volta a vivere situazioni che non desideravo né mi sarei mai aspettata.

Dopo circa tre mesi di matrimonio decidemmo di avere un figlio e dopo nove mesi nacque la mia dolce Carolina ero una mammina inesperta di ventidue anni per cui tutte le mie attenzioni si riversarono su di lei. La resi il mio mondo anche perché allepoca mio marito (ancora molto giovane e forse sentendo la responsabilità di una famiglia) era più fuori casa che con me a crescere la bambina.

All’epoca vivevamo a Napoli e c’era ben poco lavoro per cui mio marito decise di andare insieme a suo padre a lavorare in Germania e mi ritrovai da sola.

Tra alti e bassi e tante vicissitudini (il distacco da mio marito durato cinque anni, la malattia prima di mio padre poi di mia madre, alcuni traslochi per varie città inseguendo mio marito e il suolavoro) entrai in una profonda depressione.

La mia unica àncora era sempre stata Dio, anche se lo conoscevo a modo mio: fin da piccolina infatti non mi addormentavo la sera se prima non avevo fatto le mie preghiere e raccomandazioni a Lui!

Era l’anno 2001 e in quel tempo vivevo dai miei genitori con mia figlia Carol, dopo essere stata a Milano per circa due anni, e un giorno sentii molto forte il desiderio di andare in chiesa per appartarmi e pregare.

Come ho già detto ero una cattolica e anche molto praticante, osservavo tutti i riti e chi più ne ha più ne metta. Entrai in chiesa e dopo aver pregato chiesi al cappellano se lì ci fosse un gruppo di preghiera, mi indicò una donna (Maria, ho ancora un dolce ricordo di lei) e le dissi che sentivo il desiderio di poter far parte di un gruppo di preghiera. Mi accolse con gioia e amore spiegandomi ciò che si faceva durante la settimana: ero diventata parte di un gruppo di preghiere.

Quello fu il periodo più bello della mia vita prima di conoscere Gesù personalmente: avevamo varie attività, si lodava, il mercoledì si facevano studi biblici, il venerdì riunioni ecc.

Per me era tutto molto bello. Poi avvenne che per una serie di circostanze ci trovammo a ripartire per Milano perché saltò fuori un lavoro per me e per mio marito e nonostante avessi ricevuto vari indirizzi per ritrovare questi gruppi dopo il trasloco, erano tutti molto lontani dalla zona in cui abitavo.

Mi ricordai allora di una promessa che avevo fatto a unamica milanese quando un giornoera venuta a trovarmi a Napoli. Lei era la mamma di una cara amica di scuola di Carol (mentre vivevamo a Milano) e quando le feci vedere la casa di Napoli in cui vivevo lei notò che sul comodino avevo una bibbia sottolineata e mi chiese se la leggessi. La spiegai allora del mio gruppo RNS e lei mi disse: «Se un giorno verrai a Milano ti invito nella mia chiesa, mi prometti che verrai?».

Quando ritornai a Milano mantenni fede a quella promessa e la prima domenica mi ritrovai con lei nella sua chiesa, era una chiesa evangelica battista; per me era tutto molto strano ma il culto mi affascinava e dopo la terza domenica risposi all’appello della salvezza, accettai Gesù come il Salvatore della mia vita. Ricordo ancora il culto: il messaggio parlava di Nicodemo e della nuova nascita e ne rimasi così affascinata che volevo vivermi quella rinascita alla grande, volevo buttarmi alle spalle tutto il mio passato e con Gesù lo feci fin da subito.

È stata unesperienza bellissima la più bella in assoluto e mentre vivevo questa nuova nascita nel frattempo cambiavo: non avevo più alcune abitudini, avevo smesso di fumare, il mio modo di parlare abbastanza colorito stava scomparendo, i miei atteggiamenti mutavano al punto che mio marito non mi riconosceva più.

Se da un lato gli faceva piacere vedere questo cambiamento dall‘altro era spaventato perché non accettava la mia radicalità!

Ci scontrammo molte volte a causa della mia fede, soprattutto quando dopo circa due anni e mezzo conobbi il pastore Roselen della Sabaoth Church Fui invitata a un gospel e praticamente mi innamorai di Dio. Decisi di lasciare la chiesa che frequentavo per far parte di questa famiglia meravigliosa è la mia chiesa da tredici anni ormai, e per me è casa!

Come ho scritto sopra continuavano nel frattempo gli scontri con mio marito per le attività che si svolgevano in chiesa perché non ne volevo perdere neanche una, dalla scuola biblica al Life(incontri settimanali in piccoli gruppi nelle case), alle serate di lode e per lui significava che mi stavo allontanando da casa e da lui. Questo perché, tornando a tanti anni prima (grazie a Dio poi il Signore mi aveva liberata), avevo reso mio marito Antonio il mio mondo per cui lui era abituato a vedermi sempre presente e non accettava il fatto che Dio mi stesse portando via, al punto che un giorno mi disse seriamente che dovevo scegliere: o lui o Dio… credo che immaginiate quale sia stata la mia risposta.

In questo modo Antonio capì l’importanza di Dio nella mia vita e accettò che ero cambiata, non ero più quella di prima e a sentire lui gli piacevo pure così perché ero più attenta, più premurosa eamorevole.

Ho fatto tanti digiuni per mio marito, quante preghiere, ma posso dire che ad oggi, dopo quattordicianni, ho il marito che desideravo: adesso prima di pranzare o cenare ringrazia Dio, prega e spesso viene al gospel dove predica mio genero nella chiesa di Monza!

Ho fatto del versetto di Giosuè 24:15 il mio pane quotidiano: «Quanto a me e alla mia casaserviremo il Signore» e so per certo che questo avverrà fino alla fine dei nostri giorni.

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