Una bambina che non esisteva.
Una bambina che non ha mai smesso di sognare.
Perché ho scelto di raccontarvi la mia storia? Perché mi ritengo vera, trasparente, forte e senza più maschere. Ho deciso di condividere i miei dolori, la mia trasformazione e le mie vittorie e come la fede è stata quel motore che mi ha accompagnato in questo percorso.
Condividere la propria storia non è facile, ma nasce dalla voglia di essere d’aiuto ad altre donne che come me pensavano di non farcela. Mi chiamo Veronica, ho 38 anni, nasco a Palermo da una famiglia apparentemente perfetta, ma con dei forti problemi di comunicazione all’interno.
Da piccola vivevo dei momenti di profonda solitudine, dove la mia voce non era ascoltata e dentro me nasceva solo l’urgenza di urlare il mio disagio.
Sono diventata grande troppo presto, dovevo sempre aiutare mia mamma che soffriva di depressione e una forte insicurezza. Invece mio papà era sempre quello forte e autorevole, delle volte anche troppo.
Tutto questo mi portò ad avere un grande bisogno d’amore, la mia stanzetta era il mio rifugio, il luogo che ascoltava i miei pianti e i miei sfoghi quando ormai lasciavo che tutti mi trattassero male, sembrava non esserci una via d’uscita.
Nonostante questa situazione qualcosa di particolare succedeva spesso nei momenti di profondo dolore, c’era sempre qualcuno che mi dava una spinta a non mollare. Alcune persone hanno iniziato, in un certo modo, a sostituire quelle figure genitoriali che cercavo.
Le mie nonne mi insegnavano il coraggio e il senso dell’onore, una mia zia come la donna doveva prendersi cura di se, lei mi coccolava come se fosse una mamma, si preoccupava di me. Mio zio da un’altra parte mi dava dei consigli paterni che per un’adolescente erano molto importanti.
Spesso sentivo una voce che mi diceva che anche se mi trovavo in un baratro, non era finita e che potevo sognare ancora. Combattevo spesso con tutto ciò che voleva frantumare la mia emotività e i miei sogni. C’erano momenti dove volevo farmi del male.
A volte mi capitava di mangiare tanto, proprio per sprofondare nel dolore e non avere un limite; la mia ansia e il nervosismo si riempivano in quei momenti di fame nervosa. Grazie a GESÙ, adesso sto guarendo. Ma credimi è un miracolo.
A volte era richiesta di attenzioni per richiamare i miei, specialmente l’attenzione di mio padre che a volte era assente. Poi, capii che il mio rapporto con i miei genitori si era invertito: io ero più mamma e papà di loro. Mi ricordo che tutto questo mi creava caos e pesantezza a lungo andare.
A volte non se ne accorgevano, ma io mi rendevo conto che non era normale. Non avevo scelta. Anche con mio fratello ero a volte più protettiva sin da piccola. Poi crescendo, lo diventai di più, più protettiva anche nei confronti di mia mamma, soprattutto perché viveva una condizione più fragile di papà.
A volte ero stanca, sovraccarica e in qualche modo dovevo sfogarmi. Allora mi sfogavo con i piaceri leggeri; con uomini che mi usavano e basta, con dipendenze di vario tipo, con il cibo, addirittura davo il mio corpo per un po’ di coccole.
Nonostante tutto, cercavo di continuare ad avere la certezza che, anche se il mio cuore era a pezzi per questa problematica in famiglia, questa mancanza d’amore e la dipendenza dalle persone, in particolare dagli uomini, io volevo realizzare questi sogni che nascevano nel mio cuore.
Un giorno, mi sono resa conto che questa voce era Dio, il quale aveva iniziato un riscatto per tutta la mia famiglia, partendo da mio fratello. Io rimasi stupita per come fosse cambiato, lo vedevo per la prima volta sentirsi amato da Dio e questo mi incuriosì, volevo anch’io sentirmi amata e accettai un invito a casa di amici. Lì ho conosciuto l’abbraccio di Dio, il fatto che Gesù non voleva che io mi distruggessi.
Le mie strutture umane sono cadute davanti al Suo cuore paterno. Ho iniziato a non vergognarmi più di quella che ero, iniziando così un processo di trasformazione.
Un’altra costante fondamentale nella mia vita è stata sempre la mia vena artistica e l’amore per il teatro, che finalmente mi dava la possibilità di essere la protagonista, in un palco che a volte era troppo grande per me. Mi sentivo forte, nel teatro riuscivo ad essere me stessa e questa passione non è mai andata via.
Mi ha aiutato a credere che non ero sola, che ero capita e amata per questa particolarità che mi caratterizzava, solo che le maschere che indossavo là, le ho portato alla mia realtà. Io volevo cambiare, ma non riuscivo a staccarmi da quel personaggio forte, dicevo di stare benissimo e mi comportavo da “brava ragazza”, mentre dietro soffrivo, era l’unica via che potevo usare per proteggermi.
Usavo diverse maschere ormai sature di essere usate che mi proteggevano nel non farmi affrontare, guardare me stessa. Perché a volte fa male guardarsi e dirsi non mi piaccio, è vero. Si deve trovare il coraggio di essere sinceri e dire: “E’ ora che mi faccio aiutare, che accetto la condizione e decido di uscirne”. E’ lì che lo spirito santo ti da una forza incredibile che io non mi aspettavo, ma bisogno attaccarsi a GESÙ, non alle persone.
Ad un certo punto però, questa situazione ha iniziato ad essere pesante e farmi portare un carico del quale mi sono stancata. Ho scoperto di avere tante paure che non mi permettevano di dire a me stessa la verità. “Ho paura di rimanere sola”, “ho paura di non riuscire ad avere quella famiglia che desideravo”, solo che in questo percorso di trasformazione bisogna imparare a non prendere scorciatoie ma attraversarlo guardando in faccia le nostre mancanze. Fu così che quando decisi di farlo il teatro diventò un grande strumento di guarigione per me. Era un modo di sfogo che potevo fare con Gesù, è stato come un regalo da parte di Dio. Tutte le bugie che credevo sono state trasformate in promesse.
Lui mi diceva che potevo essere quell’artista che volevo, che ero amata, che avrei avuto la famiglia che desideravo, un uomo che mi amava per quello che ero e non per quello che facevo e che avrei potuto istaurare un rapporto più armonioso con la mia famiglia, infatti ho imparato a non più giudicarli ma ad amarli. L’amore di Dio mi ha portato a ricredere che i miei sogni si sarebbero realizzati.
Voglio parlare a te che non ti senti così forte e audace da realizzare un sogno, che sei sola, che desideri un uomo che ti ama, ti protegga, Dio te lo può dare! Voglio dirti che nonostante continui ad avere una condizione pessima davanti ai tuoi occhi e a vivere situazioni difficili che non ti permettono di vedere il tuo sogno realizzato, continua ad avere fede e a rimanere ferma nelle promesse che Dio ha fatto, perché sei Lui l’ha detto Lui lo farà.
Adesso Veronica è una donna che si sente amata, desiderata, libera, che sa amare, che ama la sua famiglia e che sta vivendo una nuova storia, un nuovo film diretto da un regista d’eccezione e a Lui sarò grata per sempre, adesso il mio sogno è dare vita agli altri in modo creativo, attraverso le mie storie di vittoria.