L’ingannevole paura di non essere all’altezza:
Sono nata a Buenos Aires, in Argentina, da genitori italiani emigrati dopo la guerra.
Una famiglia normalissima, con dei principi di lavoro onestà molto saldi e forti.
Sono stata una bimba felice e con una bella infanzia, io e mia sorella siamo state educate bene, senza abusi o violenze.
Anche i miei genitori senza saperlo avevano delle ferite di abbandono e rifiuto: tutti e due per motivi diversi erano cresciuti senza un genitori.
Mio padre abbandonato presto da suo padre ha dovuto fin da ragazzo occuparsi di sua madre e suo fratello minore, e mia madre ha passato tutta la sua infanzia e la guerra sola con sua mamma, in quanto suo padre era già emigrato.
Si dice che i bambini ci guardano, ma soprattutto i bambini percepiscono e ascoltano, e io senza capire che cos’era, avevo già da piccola un gran vuoto nel cuore che ovviamente non manifestavo fuori essendo molto gioiosa, ma che cresceva dentro di me.
I miei avevano un grave problema (che ho realizzato ormai da adulta) una sindrome che era: L’erba del vicino è sempre più verde.
Questo si traduceva in un continuo paragone tra noi e le altre bambine e più tardi, ragazze, con la frase che dovevamo essere meglio degli altri.
Qualsiasi cosa noi facessimo, c’era un’ altra che lo faceva meglio, e lì inconsciamente è partita la corsa per me ad accontentare mio padre che senza rendersene conto riversava su di noi la sua eterna infelicità che dura tuttora nonostante i suoi 96 anni.
Grazie a Dio tenevano molto alla nostra educazione e mi mandarono in una scuola avventista, che era il meglio, per quelli anni; lì ho incominciato a sentire le prime prediche di pastori protestanti ma essendo cattolica i miei non mi portavano al culto.
Io avevo questo enorme vuoto che mi portò una domenica mattina ancora piccolissima ad andare a messa da sola, ma non mi piacevano tutte quelle preghiere ripetute, cosi quando poi verso la fine delle elementari e poi gli inizi delle superiori incominciai a frequentare i campeggi, e i ritiri spirituali, ho conosciuto il Signore.
Mi lasciavano studiare tutto quello che volevo, e io essendo molto brava a scuola più riuscivo, più aggiungevo cose da fare perche volevo da loro una gratificazione che raramente arrivava: Chitarra, canto, francese, inglese , danza…
Quando nel 1979 mi sono diplomata mio padre decise di coronare il sogno di tutta la sua vita: tornare in Italia, e cosi siamo venuti a vivere nel paese dove lui era nato.
Ha creato qui la stessa azienda che aveva in Argentina, e io ho non avendo possibilità di dire quale era un mio desiderio perche era già stabilito che le figlie lavorassero con il padre senza la minima considerazione per i nostri desideri o sogni, ho iniziato a lavorare con lui.
Vivendo cosi a contatto 10 ore al giorno con mio padre (mia madre non gli dava mai torto perche voleva stare tranquilla) ho incominciato a vedere e a rendermene conto del problema che aveva e che niente lo avrebbe reso felice ed era un continuo su e giù di emozioni a seconda di come le cose andavano o come lui le vedeva.
Sempre lodando tutti gli altri in un eterno confronto che mi vedeva ogni volta in secondo piano, eppure io vedevo le mie capacità, i miei doni e talenti, ma mai mi erano riconosciute davanti.
Cinque anni dopo il nostro arrivo, mi fidanzai e nel 1987 mi sposai con il padre delle mie figlie. Anche lui aveva gravi problemi di rifiuto con i suoi, ma a quel tempo nessuno parlava di queste cose, si viveva e sia accettava la vita come veniva. In più io ero senza una chiesa, senza un supporto spirituale, pregavo e leggevo la Bibbia, ma era difficile da sola.
Lui era un ragazzo che ogni anno si invaghiva di una donna diversa, e lì nella mia testa è iniziato il voler assomigliare alle altre, perche ho incominciato a pensare che se lui era cosi attratto dalle altre donne e mio padre e mia madre mi paragonavano sempre alle altre era evidente che in me c’era qualcosa che non andava, e con il passare degli anni cercando di accontentare tutti cambiando in continuazione modo di fare ho perso di vista chi ero veramente.
Ero stremata da questa corsa all’accettazione, e quando incinta di 8 mesi della seconda figlia mio marito mi lasciò per l’ennesima sbandata, sono rimasta da sola con le mie bimbe.
Ma vivevo il dolore senza capire ancora quale era la mia vera ferita. Dopo un anno della separazione ho rivisto il mio attuale marito che già conoscevo di vista e abbiamo incominciato a frequentarci. Ma io ero una donna stanca e ferita, che non credeva più nel futuro anche se volevo disperatamente crearmi una famiglia.
Mio marito Bruno, ha pagato molto per gli sbagli del mio ex. Io non credevo alle cose che mi diceva. Non dubitavo della sua serietà e onestà che mi dimostrava in continuazione, ma non riuscivo a credere di essere quella donna meravigliosa che lui vedeva. Io mi sentivo sempre la seconda scelta e che anche lui mi avrebbe poi lasciato per una donna migliore.
Comunque eravamo molto innamorati e così quando mio padre è andato in pensione abbiamo comprato una azienda e incominciato a lavorare insieme.
Nel 2000 ci siamo sposati , le mie figlie Giada e Diamante lo adoravano, lui aveva fatto delle mie bambine le sue figlie, rinunciando perfino ad avere figli suoi.
Pochi giorni prima del matrimonio abbiamo scoperto che lui aveva un tumore maligno, e lì il mondo mi è crollato addosso, la paura di rimanere di nuovo da sola, con i debiti da pagare, era una cosa che mi paralizzava, ho incominciato veramente a credere a quello che tutti mi dicevano cioè: che ero sfortunata, che tutto mi andava storto, che la felicità non era per me.
Avevamo la ditta da pagare e non sapevamo il decorso della malattia, cosi che oltre a lavorare con mio marito avevo incominciato a fare le pulizie nei centri commerciali e lo facevo di notte per poter portare le bambine a scuola e poi lavorare nel nostro ufficio di giorno.
Ovviamente appena saputo questo mio padre si arrabbiò perche si vergognava di sua figlia che faceva le pulizie, ed è stato quasi due anni senza parlarmi.
Le mie ferite si facevano sempre più profonde e io continuavo ad alzare un muro tra me e gli altri, tra il mio cuore e gli altri.
Quando la malattia di Bruno incominciava a regredire abbiamo ingrandito l’azienda e io ho lasciato le pulizie per lavorare a tempo pieno con lui.
Cercavamo di darci da fare, ci amavamo molto ma avevamo sempre molti problemi che toglievano il tempo e le energie alla coppia.
Poi arrivò la crisi nel 2008 e per non lasciare a casa i dipendenti abbiamo scelto di usare i risparmi per pagare i loro stipendi; per cui avevamo difficoltà, e sapevo che mio padre mi considerava un’incapace.
Niente andava bene, sentivo profondamente che Dio mi aveva abbandonato, avevo sempre la testa nei debiti e nel conto corrente, ho incominciato a leggere libri sulla New Age, ero stanca di quella vita fatta solo di problemi, volevo solo un po’ di pace.
E di colpo un mattino mi sono svegliata con la voglia di morire: Ero entrata nel tunnel della depressione!! Pensieri di abbandono, di fallimento, di morte erano i miei compagni, cercavo di non farlo trapelare, ma mio marito era terrorizzato dal fatto che scegliessi di farla finita.
Tutti, compreso i miei genitori hanno incominciato ad essere preoccupati, cercavo di andare a messa, di ritrovare quel Dio che io vedevo distante e che non mi voleva, né mi amava.
Un giorno in un barlume di lucidità ho chiesto a Dio di mettere davanti a me qualcuno da aiutarmi, di darmi una chiesa, e mentre sfogliavo un giornale, ho letto l’intervista in cui una cantate famosa parlava di un pastore donna e cosi ho cercato subito su internet senza risultati.
Un pomeriggio mentre leggevo la Bibbia, ho acceso il computer e messo le parole Pastore donna brasiliana, e si è aperta una finestra dove una donna spiegava il passo che io stavo leggendo: Era il past Roselen.
Subito scrivo all’indirizzo mail; lei mi risponde e mi dice che da li a poco (era fine del 2009) avrebbero aperto una chiesa in Alessandria e mi invitava a Milano per conoscerla, e cosi è stato.
In Alessandria ho conosciuto il pastore Alba e il past Domenico e li è incominciato il mio riavvicinamento a Dio.
Ma non era tutto facile, io ero ferita, il muro era molto alto, e lì è iniziato uno dei periodi più difficili e brutti, anche se ero felice e grata a Dio della chiesa ma Dio stava usando la mazza per buttare giù quei mattoni, e faceva male, non mi rendevo conto che il mio dolore mi faceva apparire aggressiva quando non lo ero, mi proteggevo perche ero convinta che se mi conoscevano, anche loro mi avrebbero rifiutato.
Dio buttava giù due mattoni e io ne alzavo tre. Sempre mi aveva ferito il giudizio degli altri che non capivano ma solo giudicavano dicendo: ah Silvana è cosi, ha un brutto carattere!!!
Nessuno si prendeva il disturbo di guardare aldilà di quel muro: Comunque incominciavo a cambiare, grazie ai pastori, modo di pensare e di reagire ai problemi, e anche il mio matrimonio migliorò moltissimo quando abbiamo deciso con Bruno di mettere Dio al centro della nostra coppia, e al primo posto nelle nostre vite.
Dio ha usato molto mio marito per aiutarmi a vedermi come Dio mi vedeva, mi diceva come mi vedeva lui , quanto io fossi importante per Dio e per lui.
Le persone che hanno ferite di rifiuto e abbandono hanno un mondo di amore da dare, ma hanno paura di essere respinte, o venire tradite.
Nascondono Le loro paure isolandosi e cercando sempre di non lavorare o stare in gruppo. Io ho chiesto a Dio che mi facesse vedere cosa c’era che mi faceva sentire cosi male e fuori posto ovunque, e Lui ha incominciato a farmi vedere come in un film i momenti, le situazioni e le persone coinvolte.
Ho fatto seminari e studiato counseling che mi ha aiutato molto. Dio ha aperto molte strade per aiutarmi
Il primo passo per una guarigione, è riconoscere di avere un problema.
Il secondo passo è perdonare chi ci ha rifiutate o abbandonate
Il terzo passo è non cercare altrove i nostro valore , né autoconvincersi di essere uniche, non dobbiamo convincerci, dobbiamo crederlo. Si è convinte con la mente ma si crede dentro al cuore.
Credere quello che Dio dice di noi e che se siamo state fatte cosi, pur migliorando il nostro carattere per avere rapporti sani, vuol dire che Lui ci ama cosi, come siamo, che commettiamo sbagli ma che non siamo sbagliate e da rigettare Mai dobbiamo paragonarci o imitare le altre donne; è uno spreco di energia, mai dobbiamo cambiare la personalità che Lui ci ha dato perché offendiamo noi stesse e Lui che cosi ci ha create, oltre ad essere una brutta imitazione delle altre.
E per ultimo cercare la felicità sempre dentro di noi, e non essere felici a seconda delle persone, degli apprezzamenti e dei consensi, e quello lo si realizza solo permettendo a Cristo di dimorare in ogni istante dentro di noi.