Il Natale di quest’anno per me inizia da un parto più travagliato del solito.
Sappiamo che il percorso di uscita dal canale del parto è frutto di una azione sinergica tra le contrazioni della parete dell’utero, le spinte della madre e quelle del bambino stesso; credo quindi che nella sua completa immedesimazione con noi esseri umani, Gesù non si sia voluto negare anche questa esperienza iniziale di passaggio, così come la vive la maggior parte dei nascituri. D’altro canto mi ha sempre colpito che Gesù, tra le metafore usate per descrivere l’avvicinarsi dell’ora della sua passione e morte, la sua Pasqua, sia ricorso anche a quella del parto: “ La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia.” (Giovanni 16, 21-22)
Quest’anno non era facile pensare di poter festeggiare il Natale. In una situazione di crisi, preoccupazione, incertezza, paura, come nutrire la fiducia nella vita che una nascita porta con sé? Ecco perché è stato più difficile del solito partorire il Natale, accettare e accogliere di nuovo il Veniente, mentre tutto continua a muoversi nella direzione contraria…Eppure, anche questa volta, io sono certa che il miracolo si sia compiuto, che l’incredibile gioia dell’arrivo tra noi di un bambino che è Principe della pace, Consigliere ammirabile (Isaia 9,5) e nostro Salvatore (Luca 2,11) abbia prodotto un momento di sospensione e di incanto, simile a quello che pervase i pastori, prima di fronte all’apparizione dei cori angelici e poi davanti alla visione del bimbo nella mangiatoia. E voglio credere che la speranza, dentro quella sospensione e quell’incanto, abbia trovato il modo di farsi strada, sebbene forse solo per pochi secondi.
Proprio come aveva predetto Gesù, al di là del doloroso tragitto attraverso il quale si viene alla luce, ovvero qualunque sia il drammatico momento in cui ci stiamo dibattendo, ci attende la gioia di sapere che “un bimbo ci è nato, un figlio ci è stato dato” (Isaia 9,5) , che dunque non siamo soli a dovere affrontare le circostanze delle vita, anche quando il cammino si fa più oscuro (cfr Salmo 23,4) , che è possibile ritrovare la fiducia necessaria per non lasciarci sopraffare, che è possibile sperare ancora, con convinzione e per scelta. Benedetto sia il Natale, quest’anno più che mai.
Maria Paola